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Il sindaco del rione sanità

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maddalena@
CAT_IMG Posted on 16/3/2013, 19:59




Il sipario si apre sul palcoscenico completamente al buio.[1] È quasi l'alba di una notte di settembre. Da una quinta laterale comincia ad apparire una luce che poi si accende su un grande stanzone dalle cui finestre si vede la campagna vesuviana. Prima la serva di casa Immacolata e poi Geraldina, la minore dei figli di don Antonio Barracano ciabattando, tra sbadigli e stiramenti di membra, comincia a mettere in opera uno strano allestimento. Unisce tavoli, li copre con dei lenzuoli bianchi, porta delle forti luci: insomma, sta preparando una sorta di tavolo operatorio casalingo. Gennarino, ancora in pigiama, suo fratello, porta un'attrezzatura di ferri chirurgici. Dal fondo entra il dottore Fabio Della Ragione, anche lui in pigiama, e tre personaggi, due di loro Catiello, il servo di casa Barracano, e O'Nait sorreggono il terzo: Palummiello, ferito ad una gamba per una sparatoria proprio con O'Nait che ora l'assiste. Mentre il dottore cura la ferita, i due raccontano l'accaduto; il ferito grida per il dolore, rimproverato dal dottore perché potrebbe svegliare il padrone di casa, il cosiddetto sindaco del rione napoletano de la Sanità, una sorta di capofamiglia camorrista, con cui i due malavitosi vogliono parlare. Don Antonio intanto dorme, ignorando che la moglie Armida è stata ferita da un cane da guardia della proprietà e, portata a Napoli al pronto soccorso, è ora ospitata nella casa di città del figlio Amedeo.

Alla comparsa di Don Antonio, un uomo "alto di statura, asciutto, nerboruto", di evidenti umili origini ed educazione ma fermo ed onesto nei suoi principi; il dottore lo informa dell'accaduto della notte e dell'incidente occorso alla moglie addossando la colpa alla ferocia del mastino Malavita. Don Antonio ascolta imperturbabile il resoconto continuando a fare colazione con pane e latte. Il dottore riferisce a Barracano la sua intenzione di lasciarlo: vuole andare in America da un suo fratello: vuole interrompere l'amichevole collaborazione, che dura ormai da trentacinque anni, constatando il fallimento del loro progetto di offrire aiuto e protezione ai delinquenti del rione Sanità colpevoli, secondo Barracano, solo di essere poveri ed ignoranti ed incapaci di giostrarsi tra le maglie della legge. Barracano non è d'accordo e avverte il dottore delle "spiacevoli" conseguenze che potrebbe avere se insistesse nella sua decisione. Al dottore scoppia la febbre per la rabbia e la paura e si ritira nella sua camera.

Don Antonio quindi inizia le "udienze" giornaliere dei disperati che si rivolgono a lui per avere giustizia e protezione. Schiaffeggiati e liquidati i due delinquenti, dando torto ad entrambi perché si sono sparati senza il suo consenso, chiedono di essere ricevuti da lui Rafiluccio e Rituccia, sua compagna in avanzata gravidanza. I due sono malmessi ma dignitosi nella loro estrema povertà: addirittura la povera giovane si sente male per la fame. È subito soccorsa e sfamata da don Antonio che però rimanda l'ascolto di quanto Rafiluccio gli deve dire perché nel frattempo è tornata da Napoli Armida che incolpa il mastino di averla azzannata. Don Antonio, che sente vivo il senso della giustizia, assolve invece il cane perché la moglie imprudentemente e di notte è entrata nel pollaio e quindi il cane è innocente: ha fatto il suo dovere. Don Antonio vorrebbe rimandare ad altra occasione l'incontro con Rafiluccio ma questi l'avverte che se non lo ascolta egli quello stesso giorno ucciderà suo padre. Di fronte a questa decisione che Barracano intuisce irremovibile, si decide ad ascoltare Rafiluccio che gli racconta come il padre, Arturo Santaniello, ricco panettiere, vedovo invaghitosi di un'altra donna, lo ha diseredato e cacciato di casa non riconoscendolo più come figlio.

Don Antonio prima di dare però il suo parere vuole sentire l'"altra campana": il padre, che convocato si presenta con un atteggiamento rispettoso ma conscio della sua dignità. Nel corso del colloquio Barracano si lascia andare ad una confidenza raccontando quanto gli era accaduto quando faceva il capraio. Si era addormentato e le capre erano sconfinate nella tenuta sorvegliata dal guardiano Giacchino. Questi, cogliendolo nel sonno, lo aveva massacrato di botte ferendolo gravemente. Da quel momento Barracano aveva avuto un solo pensiero: «Uccidere Giacchino». Se non avesse soddisfatto quell'irresistibile impulso sarebbe morto lui stesso: «O lui o io». Così fece alla prima occasione: uccidendo a coltellate Giacchino. Scappato in America e fatta fortuna al servizio di un mafioso locale, era tornato a Napoli e, servendosi di un famoso avvocato e corrompendo testimoni, era stato pienamente assolto per legittima difesa nella revisione del processo.

Barracano invita il padre a riconciliarsi con il figlio ma il panettiere rifiuta invitando il vecchio a farsi gli affari suoi. A questo punto don Antonio, mette da parte ogni prudenza e, profondamente offeso dalla mancanza di rispetto di Santaniello,[2] lo ucciderebbe sul posto se non lo trattenessero i suoi congiunti e il fatto che il panettiere è disarmato. Barracano riferisce il colloquio a Rafiluccio cercando di convincerlo a non uccidere il padre, che va comunque rispettato. Il giovane quasi ripetendo le stesse parole di Barracano afferma però che ormai non può più fermarsi: «O lui o io».

Don Antonio accompagnato dal dottore decide di andare a Napoli per avvertire il panettiere - non l'ha potuto fare durante il colloquio - dell'intenzione irremovibile di Rafiluccio di ucciderlo. Santaniello spaventato non lascia neppure parlare Barracano e l'accoltella a morte. Don Antonio decide di non uccidere il panettiere per evitare una catena di morti per vendetta e ormai moribondo organizza una cena nella casa di Napoli, col pretesto di festeggiare il viaggio del dottore in America, dove trascina con la forza Santaniello, obbligandolo a versare al figlio una grossa somma. Barracano muore e il dottore, stravolto dalla morte dell'amico, decide di tornare nella legalità deluso da quell'umanità rozza e primitiva che don Antonio non è riuscito a cambiare.

 
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EvvivaLeonela
CAT_IMG Posted on 23/10/2013, 16:59




Un opera pericolosa definirei , ma molto audace. Pericolosa perchè il confine tra quello che si dice e quello che si può interpretare, può diventare un arma verso chi giustifica la delinquenza e audace proprio perchè parlare al pubblico dotto e conformista ed ignorante e delinquente utilizzando lo stesso linguaggio fatto di sottigliezze e di fatti cruenti è una mossa audace, forse fino a quei tempi(ma anche oggi)mai vista..è un pò una sorta di neorealismo pasoliniano...
Il protagonista non è un uomo positivo per la società, lui è un assassino, un camorrista, però le sue intenzioni e alcuni ragionamenti dettati da una ingenuità atavica lo rendono piacevole e per certi versi l'opera di "integrazione" dei giovani delinquenti al mondo socialmente buono convince poco anche ad Eduardo, tant'è che l'unico che si redime è Rafiluccio che è ingente, ma fondamentalmente un bravo ragazzo.Un figlio che vuole uccidere il padre per rabbia, per gelosia, ma non perchè sia avido di denaro. " A femmena" (La donan)di Rafiluccio è una ragazza giovane , analfabeta, ma con un animo da bambina e come tale vive la relazione col suo uomo.Il padre del giovane invece è quello che socialmente era considerato un uomo onesto,perchè vedovo e lavoratore, perchè tenutosi sempre alla larga dalla vita del quotidiano ed ha organizzato i suoi passi per gli affari e lo sdegno per tutti coloro che non considerava brava gente.Quindi un esempio molto sottile dell'ipocrisia sociale che vede solo attraverso l'occhio dello stereotipo più che fare una valutazione franca e sincera su ciò che è buono o e cattivo..tra l'altro è proprio il ricco padre del ragazzo ad agire male nei confronti del figlio ed è anche la causa della morte di Barracano(il sindaco camorrista). Due frasi da ricordare in questa splendida commedia, la prima e che "l'ignoranza è una rendita, crescere un ignorante significa poterlo utilizzare a proprio piacimento e quando l'ignorante reagisce al sopruso, diventa delinquente" e quindi rovinato dal fenomeno voluto da quei dotti burattinai che appunto ricavano beneficio da chi non conosce e non pensa se non per istinto.L'altra frase e che "la vita" , quando non vogliamo viverla fino in fondo e ci sembra non appartenere, perchè ci sentiamo migliori ci prende per il giacchettino e ci riporta a vivere".Straordinaria la figura del dotto che fa da vicesindaco a Barracano, un uomo colto ed esasperato, un dottore che rimane incastrato tra la frustrazione di non aver vissuto una vita professionale degna di questo nome, ma anche dalle buone intenzioni del sindaco. Suggerimento?..vedetelo e se potete fatelo confrontandolo con quello in bianco e nero, credo che a mio avviso quello a colore abbia più carattere, più dramma e più anima.
 
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1 replies since 16/3/2013, 19:59   77 views
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